Nasce “Spiagge Made in Italy”: un marchio di qualità per non svendere il Paese


 Roma, 1 febbraio 2022 - Il marchio “Spiagge Made in Italy” rappresenta tutte quelle categorie che insieme rendono tipica l’accoglienza e il fascino delle coste italiane. Sono un gruppo di lavoratori e lavoratrici, di famiglie e di realtà che hanno una grande storia da raccontare. Durante tutto l’anno si prendono cura di una delle risorse più belle del nostro splendido paese, che va dalle spiagge ai porti turistici. 

Responsabile dell’iniziativa è Silvia Frassinelli, anche componente dell’Associazione “Donnedamare” e del Sindacato “La Base Balneare”. 

Hanno deciso di riunirsi, di fare squadra, di parlarsi e confrontarsi, per far conoscere a tutti cosa vorrebbe dire svendere le nostre meravigliose spiagge alle multinazionali, togliendole a chi, fino ad oggi, le ha ripulite, creato servizi, difese da mareggiate e dissesto idrogeologico, preso in carico la sicurezza dei bagnanti, creato socialità e divertimento. Hanno infatti lavorato ogni giorno, con passione, per far trovare a tutti noi un luogo confortevole, bello ed accogliente, così come lo abbiamo lasciato l’anno prima. Il luogo dove i nostri bambini potranno tornare a giocare, a gustarsi un meritato gelato, i giovani ad innamorarsi. Lo fanno in silenzio, d’inverno, mentre nessuno pensa alle nostre coste. 

Li chiamano “balneari” e forse già questo nome dal sapore estivo un po’ li penalizza e non permette di essere messi sullo stesso piano degli altri lavoratori: in realtà sono persone, tante, circa 30.000 imprese (di queste 60.000 persone sono donne), che rischiano di trovarsi senza lavoro, di perdere la propria identità e veder andare in fumo i tanti sacrifici di una vita.

In questi anni il nostro Paese ha infatti assistito a una svendita delle proprie bellezze Made in Italy - dai marchi di moda, alle strutture alberghiere e turistiche, all’agroalimentare - ad acquirenti stranieri. Sono tanti le “svendite” delle nostre eccellenze: Fiorucci, Versace, Gelati Motta. 

Grande scorpacciata per il fondo francese Kering, che ha acquistato Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Dodo, Brioni e Richard Ginori. Dal 2012, la maison Valentino è nelle mani di Mayhoola Investments mentre Ferrè è passato nelle mani del Paris Group di Dubai. Anche La Rinascente appartiene alla compagnia thailandese Central Group of Companies. L'altro grande colosso francese della moda, LVMH, è diventato proprietario di Loro Piana, Fendi, Emilio Pucci e Bulgari.

La giapponese Itochu Corporation ha fatto suoi altri marchi italiani come Mila Schon, Conbipel, Sergio Tacchini, Belfe e Lario, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferrè , Miss Sixty-Energie, Lumberjack e Valentino S.p.A. Quasi tutte queste aziende sono state poi rivendute sempre ad aziende straniere. 

Cibo - Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori sono di Lactalis, acquirente della Parmalat nel luglio del 2011, mentre gli oli Cirio-Bertolli-De Rica sono passati nel 1993 alla Unilever, che poi li ha ceduti nel 2008 alla spagnola Deoleo, già titolare di Carapelli, Sasso e Friol. Anche l’Eridania Italia, società leader nel settore zucchero italiano, è passata poi in mani francesi.

La Birra Peroni, comprendente i marchi Peroni e Nastro Azzurro, è stata fagocitata dal colosso giapponese Asahi Breweries, mentre la Star, proprietaria di diversi marchi come Pummarò, Sogni d'oro, GranRagù Star, è stata acquistata dalla spagnola Gallina Blanca del Gruppo Agrolimen. A settembre 2016 la francese Suez ha acquisito parte di Acea mentre Magneti Marelli passa ai giapponesi di Calsonic Kansei. Per Lamborghini, invece la nuova casa è in Germania dove il padrone di casa è il Gruppo tedesco Volkswagen. 

Anche il 2021 è stato un anno di grandi cessioni, che di recente ha visto la vendita del comprensorio sciistico del Sestriere al fondo britannico iCON infrastructures. Questo trend riguarda anche il settore balneare, dove vi è la possibilità che gli stabilimenti gestiti da queste famiglie finiscano nelle mani di grandi imprenditori o multinazionali, contro i quali i gestori attuali avrebbero ben poche possibilità di concorrere. Proprio nell’ultimo periodo, la multinazionale delle bibite RedBull ha acquisito 120.000 metri quadri di litorale nel golfo di Trieste al fine di trasformare l’Isola dei Bagni a Marina Nova nel nuovo regno della vela e della nautica brandizzati Red Bull. 

Si tratta di un’operazione che anticipa una dinamica che presto potrebbe diventare realtà sulle coste di tutta Italia. E’ proprio la dismissione del nostro Paese alle multinazionali straniere che dobbiamo scongiurare anche per le spiagge italiane.

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