Balneari, Salvini attacca Gentiloni sulle concessioni: “Indegna invasione di campo da parte in Commissario Ue

La questione delle concessioni balneari infiamma la politica. Per il Commissario Ue, Paolo Gentiloni «non è che occorra rivedere molte norme. La soluzione che la Commissione indica da tempo è abbastanza semplice: riassegnare tramite gare le concessioni esistenti, facendolo in maniera da tenere conto degli investimenti fatti finora».

Una presa di posizione in qualche modo conciliante perché chiede di non cancellare gli investimenti sostenuti, ma per il leader della Lega, Matteo Salvini, si tratta di una «indegna invasione di campo anti-italiana da parte di un commissario europeo nominato dall’Italia. Letta che dice? Il Pd che dice ai 30.000 imprenditori e ai 300.000 lavoratori che rischiano di perdere lavoro e anni di sacrifici? La Lega, i suoi ministri e i suoi parlamentari stanno lavorando per una soluzione che, nel rispetto delle regole, non permetta la svendita delle spiagge italiane».

Gentiloni, da Bruxelles, invece, aveva risposto a una domanda in conferenza stampa spiegando che le gare, pur tenendo degli investimenti pregressi, devono essere fatte «senza favorire soggetti rispetto ad altri, o un modello di gestione rispetto ad un altro. Un conto è tenere conto degli investimenti e delle ricadute sociali, un altro conto è favorire questo o quel soggetto rispetto alla concorrenza. Non si può ignorare il fatto che siamo in un regime di competizione e ci possono essere investitori che di questo patrimonio fanno un uso migliore».

L’ex premier ha quindi ribadito la linea che la Commissione tiene da tempo su questa materia: «Essendo il turismo così importante per un Paese come l’Italia, è molto importante investire e farlo con capacità di sfruttare al massimo quelle che sono le concessioni balneari, quindi queste concessioni vanno riassegnate attraverso meccanismi di gara».

Il sistema delle concessioni balneari italiane è da tempo nel mirino delle autorità Ue: nel 2016, al termine di una prima procedura di infrazione, la Corte di Giustizia dell’Ue ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme Ue sul mercato unico e la concorrenza. Il 3 dicembre 2020 la Commissione ha poi avviato un’altra procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia: gli Stati membri, ricordava l’esecutivo Ue, hanno «l’obbligo» di assicurare che le concessioni limitate numericamente a causa del carattere finito delle risorse naturali, come appunto gli arenili, siano date per «un periodo limitato» e sulla base di una «procedura di selezione aperta, pubblica e basata su criteri trasparenti, non discriminatori e oggettivi». 

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