Balneari in rivolta, Bonaccini al governo: “Ora corregga il tiro”

di Silvia Bignami

BOLOGNA Balneari in rivolta contro il disegno di legge del governo sulle concessioni delle spiagge. I titolari storici dei lidi della Romagna scenderanno in piazza il 10 marzo a Roma contro il governo. Ma se non dovessero essere ascoltati non escludono di incrociare le braccia durante l'estate: " Potremmo anche decidere di non aprire la stagione. Vedremo" ammettono sia Maurizio Riustignoli, presidente dei balneari di Confesercenti, sia Simone Battistoni, del sindacato Balneari di Confcommercio.

 

Il nodo del contendere è nel testo di legge che recepisce le norme europee per l'obbligo di gara nella concessioni delle spiagge, a partire dal 2024. I balneari avevano infatti accettato la necessità di andare a bando, ma avevano chiesto come garanzia che venisse riconosciuto un indennizzo pari al valore dell'impresa a tutti coloro che, dopo aver gestito uno stabilimento per decenni, si ritroveranno a perdere la gara per l'assegnazione della spiaggia. In pratica il vincitore del bando per l'assegnazione di una spiaggia dovrebbe pagare al vecchio gestore un indennizzo pari al valore dell'azienda che il titolare storico è costretto a lasciare. Un passaggio che, sostiene anche la Regione, sarebbe sparito dal testo di legge dopo essere stato concordato sia con le istituzioni che con le categorie.

 


"Ma così diventa un esproprio, e noi non lo possiamo accettare" attacca Rustignoli, che è presidente della cooperativa spiagge di Ravenna e rappresenta 210 stabilimenti. "Ci hanno messi all'angolo, dopo averci assicurato che gli indennizzi ci sarebbero stati" . A spiegare esattamente cosa non vada nel testo del governo è Battistoni, di Confcommercio: "Nel disegno di legge si dice che verranno indennizzati soltanto gli investimenti "autorizzati e non ammortizzati". Questo vuol dire ad esempio che se io ho acquistato 550 lettini per il mio bagno, questo non mi sarà indennizzato, perché non è una spesa sulla quale io debba chiedere "autorizzazioni". Quanto poi agli investimenti ammorizzati: perché non dovrebbero esserci riconosciuti? Noi chiediamo che gli indennizzi siano cacolati sul valore reale dell'azienda, non sul suo valore fiscale".

 

Il governo per ora tiene duro. Il ministro Massimo Garavaglia ieri faceva sapere che il tema del " valore aziendale" degli stabilimenti è comunque riconosciuto nel testo di legge, al pararafo in cui si fa riferimento alla gara, ma anche su questo punto i balneari insorgono: "Ci mancherebbe che noi non potessimo contare sul valore della nostre imprese in sede di gara. Il problema è che ci sia riconosciuto un risarcimento su quel valore anche se perdiamo la concessione. Non si cerchi di cambiare le carte in tavola" spiega Battistoni. Sul tema è impegnata anche la Regione, la prima lunedì a parlare di "norme pasticciate" del governo. Ieri il governatore Stefano Bonaccini è tornato sul tema, insistendo sulla necessità di cambiare le norme: "Il governo deve correggere il tiro" sul tema del riconoscimento del valore d'impresa e "spero che ci sia una correzione in tal senso "ha spiegato ieri il presidente.

 

"Noi - osserva - abbiamo presentato una proposta condivisa con le associazioni e l'abbiamo condivisa come Regione, con gli operatori balneari e chi li rappresenta. Hanno capito che le gare le devono fare: la cosa che ci ha lasciati un po' perplessi, per usare un eufemismo, è che non venga riconosciuto il valore d'impresa, fino in fondo. Ed è questo, secondo me, quello che deve correggere il Governo perché mi pare che sul resto delle questioni fossimo a buon punto anche tra la mediazione delle aspettative e di quello che è necessario fare".

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