Concessioni balneari, la Romagna si divide sulla riforma
di Eleonora Capelli
Le voci dei bagnini: "Siamo preoccupati: bisogna difendere imprese familiari, in ballo c'è la nostra identità" Bagnini divisi sulla riforma delle concessioni balneari, dopo la sentenza del Consiglio di Stato che anticipa la scadenza delle attuali al 2023. Per gli stabilimenti balneari ci sarà un bando di gara con assegnazione pubblica. C'è chi sale sulle barricate, come Gabriele Paglierani del bagno 26 di Rimini che non usa mezzi termini: "Cosa siamo carne da macello? E le 30- 40 famiglie che prendono lo stipendio con la mia concessione dove vanno, in mezzo alla strada?".
La paura che venga dispersa la tradizione romagnola dell'accoglienza la fa da padrone nelle sue parole. Invece il decano dei bagnini riminesi, Giorgio Mussoni, 85 anni sempre in sella al bagno Salsedine e da metà degli anni '60 presidente di Oasi, la principale organizzazione dei bagnini della riviera, è decisamente favorevole al provvedimento del Governo. "È un documento che ha recepito in toto le nostre richieste, ci ritroviamo in pieno nel testo ha detto - la gara a evidenza pubblica è un dovere e bisogna mettere delle regole proprio per mettere al sicuro l'eccellenza italiana. Faccio un applauso a chi ha partorito il disegno di legge e anzi bisognerà vigilare che in parlamento non venga modificato o affossato dai franchi tiratori".
Sulla stessa linea anche il riccionese Diego Casadei della cooperativa bagnini, sempre del sindacato Oasi: "Bisogna preservare il sistema balneare italiano fatto da imprese familiari, che hanno creato questo modello, la legge riconosce il valore delle aziende". Il Comune di Rimini ha fatto una nota definendo la riforma una "positiva base di partenza sulla quale sviluppare un riordino solido di una materia da troppo tempo appesa a proroghe e rinvii". Si può "innescare un rinnovamento dei servizi in chiave di accessibilità e sostenibilità " anche se si attendono i decreti attuativi, soprattutto per capire la durata delle nuove concessioni. Il tempo concesso al vincitore dopo il bando per sviluppare l'attività è infatti considerato un elemento dirimente.
Molto più dura la posizione di Mauro Vanni, della cooperativa bagnini Rimini sud, che proclama: "La categoria entra in stato d'agitazione per battersi sui temi fondamentali: i decreti attuativi dovranno declinare questi temi con equilibrio, quello che manca in in questo provvedimento". "Siamo preoccupati - spiega - non tutto è stato ottenuto e bisogna difendere imprese familiari".
L'esempio portato da Lamberto del bagno 92 a Rimini è eloquente: "Ho preso in gestione la spiaggia lo scorso anno, ho un mutuo per 13 anni, chi è che paga? Le banche me lo hanno concesso perché sapevano che avrei avuto la concessione per 15 anni e potevo ripagarlo, ma adesso è tutto ribaltato".
Anche Maurizio Rustignoli, ravennate presidente di Fiba Confesercenti nazionale, è molto critico. " Noi non escludiamo forme di protesta per far capire a tutti cosa sta succedendo - ha detto - in ballo c'è la nostra identità. Se noi dobbiamo standardizzare tutto, saremo sempre perdenti. Il nostro turismo è fatto di accoglienza familiare. Non c'è interesse pubblico nel sostituire aziende familiari con grandi gruppi". La Regione, con l'assessore Andrea Corsini, ha definito il testo "una buona base di partenza", ma vuole tempi più lunghi e dice no al frazionamento delle concessioni. E spunta anche una manifestazione nazionale di protesta indetta per il 22 febbraio a Bologna dal Comitato balneari italiano.
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